FESTIVAL “EREV LAILA” 2018

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Terzo appuntamento della XII edizione della rassegna Erev/Laila, Tracce verso Gerusalemme ospitata sulla terrazza del Museo Ebraico di Trieste.

Martedì 26 giugno alle ore 20.30
“Musica proibita”, concerto di autori come Nathan, Joachim, Brahms, Mahler, Martinu, Milhaud, Sonnenfeld e Muczinsky con il Gruppo Ferramonti

Ingresso libero e gratuito.

Prosegue la rassegna Erev/Laila, che si svolge in collaborazione con la Comunità Ebraica e il Museo della Comunità Ebraica di Trieste Carlo e Vera Wagner e il festival Viktor Ullmann. Giunto alla sua XII edizione, il festival Erev/Laila prevede quattro concerti con inizio alle ore 20.30 ospitati sulla terrazza del Museo Ebraico di Trieste di via del Monte 3. Gli spettacoli, a ingresso libero e gratuito, si svolgeranno anche in caso di pioggia in una struttura al coperto.

Martedì 26 giugno, in collaborazione con il conservatorio di Milano, si terrà un Concerto di musica ebraica “Proibita” (di autori come Nathan, Joachim, Brahms, Mahler, Martinu, Milhaud, Sonnenfeld e Muczinsky) con il Gruppo Ferramonti formato da giovani musicisti allievi o recentemente laureati del Conservatorio di Milano, coordinati da Simonetta Heger, docente responsabile dello Spazio della Memoria Musicale.

A chiudere, giovedì 28 giugno, l’operetta “La Principessa sella Czarda”, il capolavoro di Emmerich Kálmán nell’allestimento da camera della Compagnia FuoriOpera diretto da Andrea Gottfried.

Il festival Erev/Laila. Tracce verso Gerusalemme si svolge in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste e il Museo della Comunità Ebraica di Trieste Carlo e Vera Wagner.

EREV/LAILA NUOVE TRACCE VERSO GERUSALEMME XII EDIZIONE

CONCERTI: 19-21-26-28 GIUGNO 2018 ORE 20.30 INGRESSO GRATUITO

MARTEDÌ 19 GIUGNO
Canti ebraici e dei Balcani dall’antichità ad oggi, dal Medioriente all’Occidente. Un viaggio identitario che attraversa il suono dei Klezmorim per narrare della vita con i Ben Ardut: Delilah Gutman, voce cantata e narrata; Filippo Dionigi, clarinetto; Federico Tassani, euphonium baritono e Ivan Barbari, fisarmonica.

GIOVEDÌ 21 GIUGNO
Serata di musica e letteratura: presentazione del libro “Presidenti” di Adam Smulevich. Le storie scomode dei fondatori delle squadre di calcio di Casale, Napoli e Roma. Presenta Rav Ariel Haddad.

MARTEDÌ 26 GIUGNO
Concerto di musica ebraica “Proibita” con allievi del Conservatorio di Milano coordinati dal Maestro Simonetta Heger. Musiche di Nathan, Joachim, Brahms, Mahler, Martinu, Milhaud, Sonnenfeld e Muczinsky.

GIOVEDÌ 28 GIUGNO
Serata all’opera con “LA PRINCIPESSA DELLA CZARDA” il capolavoro di Emmerich Kàlmàn. Dirige Andrea Gottfried.

TERRAZZA DEL MUSEO DELLA COMUNITÀ EBRAICA Via del Monte, 3 – Trieste

Per info: www.musicalibera.it/ www.triestebraica.it / Cell. 340 0813203

Verboten!

La musica proibita dal nazifascismo

 Gruppo “Ferramonti” dello Spazio della Memoria del Conservatorio di Milano

 Eleonora De Prez, Mezzosoprano

Catello Coppola, Flauto

Daniel Ciobanu, Viola

Marco Russo, Saxofono

Simonetta Heger e Aniello Iaccarino, Pianoforte

VERBOTEN! Parola d’ordine: proibire

Su due cartelli che durante il periodo nazista erano obbligatoriamente appesi nei locali pubblici tedeschi, a firma Reichskulturkammer – Camera per la cultura del Reich, si leggeva: “Verbot das Nigger Jazz” – proibito il Jazz dei Negri e “Swing tanzen verboten” – è proibito ballare lo Swing.

Questi cartelli erano però solo la punta dell’iceberg della proibizione e della demonizzazione della cultura estranea all’ideologia nazionalsocialista, che rendeva oggetto di odio e vilipendio qualsiasi manifestazione artistica non conforme ai rigidi dettami della dittatura hitleriana.

– Iniziò tutto il 10 maggio 1933…. Quattro mesi prima  Hitler era stato nominato cancelliere, a Berlino stava per aver luogo uno dei tanti roghi di libri,  così  diffusi in quel periodo…….

A quasi mezzanotte nella piazza del Teatro, Opernplatz, Goebbels, ministro della propaganda nazista,  è presente e  tiene un discorso:

 “Miei compagni studenti, uomini e donne tedeschi, l’era dell’esagerato intellettualismo ebraico è ora alla fine. Il futuro uomo tedesco non sarà solo un uomo di libri, ma piuttosto un uomo di carattere, ed è a questo fine che vogliamo educarvi”.

E l’8 maggio, pochi giorni prima, il giornale nazista “Volkischer Beobachter” aveva pubblicato un elenco dei libri messi all’indice ed è chiarissimo che l’ordine era quello di distruggere:

alle fiamme gli scritti di Marx e di Kautsky….

alle fiamme gli scritti di Friedrich Wilhelm Förster…..

alle fiamme gli scritti di Heinrich Mann, Ernst Gläser e Erich Kästner.

alle fiamme gli scritti di Erich Maria Remarque….

alle fiamme gli scritti di Freud…..

 

Tutta l’attività intellettuale, quindi anche quella musicale, veniva regolata attraverso la Camera per la cultura del Reich, che altro non era che la  longa manus del ministro Goebbels. Questa “Camera” metteva al bando chiunque fosse contrario o poco incline al nazismo, oppure considerato indesiderabile, inaffidabile e pericoloso, prima di tutto gli ebrei.

La politica musicale nazista si scagliò quindi contro la corrente del cosiddetto “Musikbolschevismus”, la parte musicale del “Kulturbolschevismus”, che comprendeva musica “estranea alla razza” e musica avanguardistica e modernista.

Alfred  Rosenberg, il teorico nazista dell’antisemitismo musicale, avanza motivazioni teoriche di questo tipo:

tutta l’arte ebraica è pura abilità tecnica” o “soggettiva stimolazione di sentimenti” cioè “ priva di interiorità” ; e su questa scia stabilisce che il meglio di Mendelssohn è puramente tecnica e forma, che

Mahler usa il gigantismo sinfonico per mascherare la mancanza di genialità, di capacità creativa, per mancanza di “coesione razziale”, che l’estraneità al carattere europeo ha spinto “l’intero giudaismo a farsi promotore in tutti i campi dell’arte dei negri” e ciò, s’intende, è degradazione razziale e morale!!!!

Per contro, l’arte germanico- nordica è  pervasa dal mistero di interiorità, di profondità spirituale e razzistica e il suo  culmine è  Wagner, punto di riferimento del pensiero musicale nazionalsocialista. Del resto, è proprio da Wagner e dal suo libello “Das Judentum in der Musik” che derivano gran parte delle aberranti teorie sull’incapacità ebraica di creare buona musica.

 Naturalmente  anche Goebbels dà il suo contributo a questa    pseudoscienza dilettantistica, visionaria e criminogena: “ l’essenza della musica germanico- nordica è la melodia…… quindi essa non è programma, teoria, sperimentazione, o costruzione…..questa musica ha origine dalle profondità della razza e ai figli di tale razza è destinata la gestione dei valori musicali del popolo”.

La parola chiave diventa, dopo la mortificazione e la proibizione, l’epurazione.

Musicisti, compositori, interpreti ebrei o di origine ebraica sono i primi obiettivi delle persecuzioni razziali naziste in ambito musicale, ma le persecuzioni avvengono anche nei confronti delle altre culture musicali “estranee alla razza”, quindi il jazz, in quanto musica nera e espressione di opposizione all’“ordine”, e la musica atonale, dal momento che  l’atonalità è principio musicale e politico di contestazione e infrangimento delle regole.

Dal 30 gennaio 1933 i musicisti ebrei non possono più avere un pubblico: la loro opera è mortificata entro ristretti circoli di soli artisti “giudei” associati sotto l’egida del Kulturbund Deutsche Juden, perché la musica e la cultura non conformate fanno paura e vanno segregate; molti musicisti sono costretti a emigrare, per sfuggire alle persecuzioni.

Nel 1937 a Monaco viene realizzata  una mostra riguardante le arti figurative, dal titolo “Entartete Kunst”, arte degenerata;  vengono esposte numerose opere di artisti considerati “di razze inferiori”, o appartenenti a correnti innovative e d’avanguardia, non accettabili dalla “razza superiore ariana”. Tra gli artisti messi al bando ci furono Kokoschka, Grosz, Cézanne, Van Gogh, Gauguin, Matisse, Picasso.

Un anno dopo Dusseldorf è la sede dei Reichsmusiktage, le “giornate della musica del Reich”, nelle quali il pubblico tedesco può essere ulteriormente indottrinato sulle differenze tra musica “generata” ovvero  “conforme allo spirito tedesco”, e “degenerata”, ovvero “estranea alla razza”.

All’interno dei  Reichsmusiktage viene allestita dai musicologi del regime Ziegler e Sixt  la  mostra “Entartete Musik” (“Musica degenerata”). Il manifesto della mostra e la copertina del relativo catalogo esibiscono la figura deformata di un sassofonista di colore in frack e cilindro, con una stella gialla sul bavero della giacca e un orecchino al lobo: in tale immagine risultano sinteticamente fuse  le comunità degli ebrei, dei neri, dei rom e della nuova società borghese, considerate dai nazisti le peggiori componenti dei “nemici del Reich”.

Le persecuzioni in ambito musicale non risparmiarono poi i territori dell’Europa occidentale occupati dai nazisti: una gigantesca operazione di confisca viene effettuata dal Terzo Reich durante tutta la Seconda Guerra Mondiale, e sono  centinaia di migliaia i libri di musica, gli  strumenti musicali, manoscritti, spartiti, partiture, e altri oggetti appartenenti a ebrei o ad altri “nemici del Reich”  trasferiti forzatamente in Germania.  L’organizzazione che si occupò delle confische  a partire dal 1940 è  l’Einsatzstab Reichsleiter Rosenberg (ERR), fondata appunto da Rosenberg, e nello specifico la sezione definita Sonderstab Musik

A subirne i soprusi furono anche personalità musicali importanti, come la clavicembalista ebrea Wanda Landowska, emigrata negli Stati Uniti insieme alla sua segretaria Denise Restout, alla quale furono requisiti i circa 10.000 libri della sua biblioteca musicale, e il compositore ebreo Darius Milhaud assieme alla moglie, anch’essi emigrati negli Stati Uniti durante l’avanzata nazista.

Fania Fénelon e Primo Levi testimoniano poi l’uso estremo della musica nei campi di sterminio: secondo il volere dei carnefici  l’ingresso dei deportati doveva  essere accompagnato  da musiche di autori “ariani”, che gli altri prigionieri sono  costretti a suonare. Paradossalmente, questo fatto contravveniva alle stesse leggi naziste: infatti, esse vietavano l’esecuzione di musiche “ariane” agli “impuri di sangue”.

Altrettanto contraddittoria era l’abitudine di far tenere regolarmente concerti di prigionieri per le SS e gli ufficiali nazisti,  che ascoltavano anche complessi jazz, come i Ghetto–Swingers di Theresienstadt, quasi tutti succesivamente uccisi ad Auschwitz.

Parallelamente alle persecuzioni e allo sterminio di massa dei non conformati, il regime nazista usa l’estetica musicale all’interno del Reich fondamentalmente con il fine di addomesticare le masse e asservirle agli scopi bellici del regime. Viene fatto  uso e abuso di Wagner, Beethoven, Bruckner e Bach…. –

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Da questa presentazione storica, redatta qualche anno fa per uno dei concerti dello “Spazio della Memoria” da uno degli studenti del Liceo del Conservatorio di Milano, risulta chiaro il percorso che segue il programma del concerto odierno: la nostra storia racconta di musica proibita, perseguitata, derisa, incenerita, messa al bando, ma anche di musica che si è salvata, che è sempre qui per noi, per darci momenti di bellezza a dispetto di tutti quelli che avrebbero voluto che tacesse per sempre.

Tutti gli autori in programma, tranne Brahms, qui inserito per la sua profonda amicizia con Joachim cui dedicò i lied op.91, sono stati considerati da eliminare, o perseguitati direttamente, vuoi per l’appartenenza diretta all’ebraismo vuoi per la scelta di testi e stilemi considerati degenerati come nel caso di Martinu.

Abbiamo però scelto anche dei compositori che pur avendo avuto la vita cambiata e stravolta dalle leggi razziali, dalla guerra e dalla persecuzione, sono riusciti a sopravvivere, e a continuare a comporre: Milhaud e Martinu trovarono rifugio di là dell’Atlantico, Muczinski vi nacque da genitori fuggiti ai pogrom,  e Kurt Sonnenfeld si salvò perchè ebbe la fortuna di fuggire in Italia e di essere internato a Ferramonti Tarsia.

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Ferramonti in Calabria è stato il più grande campo di concentramento per ebrei in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale. Molti deportati, tra gli oltre duemila internati provenienti principalmente dall’Austria e dalla Germania, erano musicisti professionisti. E la musica, nel lontano Lager calabrese, fu uno dei pochi mezzi per tenere viva la speranza. Come a Dachau, a Buchenwald, ad Auschwitz, anche a Ferramonti si faceva musica. Ma ben diverso era il contesto: il campo di internamento di Ferramonti non era un lager, e rappresenta quasi un unicum nel panorama concentrazionario.  La vita a Ferramonti era disagevole, promiscua, tormentata dalla fame e dalla mancanza di libertà, ma non vi fu nessuna violenza verso gli internati, si instaurò una continua collaborazione con la popolazione circostante, fu data la possibilità di vivere una vita familiare, di organizzare scuole per i bambini, di avere cure mediche, di fare musica non per obbligo ma per volontà, c’era perfino una sinagoga….. un sogno, se paragonato a quanto sappiamo avvenne altrove.

Un concerto dedicato a Ferramonti Tarsia non solo mette in luce  questo aspetto non sempre conosciuto della galassia concentrazionaria, ma riunisce insieme la Memoria della Shoah e il ricordo dei Giusti: Giusto certamente fu il comandante del campo, Paolo Salvatore, che non applicò mai le regole dettate dal regime nella conduzione del campo permettendo agli internati una vita dignitosa seppur faticosa e priva della libertà.  Giusti furono gli abitanti del luogo che nascosero i prigionieri all’approssimarsi delle colonne di Goering; giusti furono i funzionari che dai Balcani mandavano gli ebrei al campo di internamento in Italia invece di avviarli verso la Germania.

Uno dei musicisti più attivi a Ferramonti fu appunto il giovane Kurt Sonnenfeld: allievo a Vienna del celebre compositore Edmund Eysler, dovette interrompere gli studi, abbandonare i genitori che non rivedrà più, e fuggire in Italia non ancora diciottenne, dopo che per ben due volte era riuscito a sottrarsi all’arresto da parte delle SS.  Raggiunta Milano nel luglio del 1939, sembra che abbia studiato  con Guido Alberto Fano, che già era stato destituito dall’insegnamento al Conservatorio di Milano dopo la promulgazione delle leggi razziali.  Come ebreo straniero fu arrestato dai fascisti e trasferito nel campo di Ferramonti nel febbraio del 1941, dopo tre settimane di detenzione nel carcere di San Vittore. Liberato dalla prigionia nel 1943, rientrò fortunosamente a Milano dove lavorò e visse fino alla sua morte, avvenuta nel 1997.

Il Quartetto Liliput di Kurt Sonnenfeld è stato eseguito il 28 gennaio a Roma nell’ambito dei concerti del Quirinale dal Quartetto Antonelliano, formato da giovani strumentisti dell’OSN Rai, e  trasmesso in diretta radiofonica.

CURRICULUM

Il Gruppo Ferramonti è formato da giovani musicisti tuttora allievi o recentemente laureati del Conservatorio di Milano, coordinati Simonetta Heger, docente responsabile dello Spazio della Memoria Musicale.  Vantano un curriculum di studi e di concerti già nutrito, sia in ambito dei concerti del Conservatorio sia a livello personale. Il concerto odierno, così come quelli al Museo del Campo di Ferramonti Tarsia rientra nel progetto “Wir treffen uns am Schluss – ci ritroviamo alla fine”, iniziato nel 2016, che ha compreso concerti a Milano, Borgo San Dalmazzo, Vercelli,  Torino, Cosenza e Ferramonti, nonché il convegno organizzato nel foyer della sala Verdi il 1 giugno 2016, con la partecipazione dei più noti studiosi della materia a livello europeo. Lo Spazio della Memoria del Conservatorio di Milano continua così la sua opera di catalogazione e divulgazione della “Musica Perseguitata” e la collaborazione con il Museo del campo di Ferramonti Tarsia.

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